Biografia prevalentemente interiore (ma non solo) di una donna colpita ancor giovane da un ictus che la rende temporaneamente afasica e la debilita in modo permanente nel fisico. Evocando il suo vissuto personale e familiare, la donna cerca di risalire alle origini del proprio disagio e della stessa malattia che l’ha colpita. A partire dalla riappropriazione del corpo, mediante la partecipazione al lavoro di gruppo e un impegnativo percorso di autoguarigione, la protagonista intravede l’uscita dal dolore attraverso il recupero di una dimensione di intensa spiritualità. Nella filigrana del racconto si coglie la rappresentazione di interni piccolo-borghesi della Napoli degli anni ’50 e ’60, intrisi di pregiudizio e di paura. Per altro verso, a partire dall’evento invalidante che colpisce la protagonista alla fine degli anni ’70, affiora, attraverso una serie di flash narrativi, la drammaticità dell’impatto con una realtà socio-sanitaria non solo arretrata, ma strutturalmente incapace di dare una risposta ai problemi della disabilità.